18 settembre 2009



“ La caccia al tigrosso”

Un bigio pomeriggio una bimba bellabellissima dalle gote particolarmente inclini all’ esser baciate, fu assalita da una raffica di sbuffi-sbadigli.

Preoccupata si consultò col suo pirata immaginario: subito lo estrasse dal baule dei giochi, gli conferì una laurea ad onorem in psichiatria, si stese sul lettino, e iniziò a descrivergli nei dettagli i suoi curiosi sintomi e, già che c’ era e che l’ ora era comunque pagata, anche alcuni suoi sogni dal deciso sapore di miele speziato.

Al pirata non dispiaceva per nulla aver la sua bimba distesa d’ innanzi a raccontar di sogni speziati, man che meno giocare con essa al dottore ( anche se in genere sceglieva altre specializzazioni rispetto alla psichiatria ), ma quel bigio pomeriggio entrambi avevano più voglia di muoversi che di parlare,cosi vennero alla svelta alla parte di gioco chiamata diagnosi: “ si tratta sicuramente di noia!…può anche rivestirsi ora se vuole”. Bimba e pirata decisero che per interrompere il flusso di sbuffi era quanto mai necessario organizzare attivi e divertenti divertimenti.

Il pirata aveva un sacco di idee in proposito e la bimba ( invero non più tanto bimba e già da un bel po’ ) pure…alla fine però decisero di mettersi in verticale e di organizzare una delle loro famose cacce al tigrosso, un gattaccio tigrato moooolto grosso, nel giardinetto sotto casa. Nulla piaceva alla bimba più dell’ accucciarsi sotto i cespugli d’ estate a cacciar lucertole, scarabei, galline e tigrossi , stare in agguato con terra e polvere che le tamponavano il sudore profumato, fino a balzar fuori dalle fronde, gridare: “t’ ho preso!”, ed obbligare la preda a dichiararsi cibo o cedere un trofeo.

La bimba sapeva star e silente e attenta come un gufo dipinto di nero; il pirata sapeva esser discreto e mimetico come solo le persone immaginarie san fare…Passarono il pomeriggio strisciando e balzando, rotolando ed impolverandosi, fino ad incontrar le piste di un vecchio gattaccio tigrosso accanto a dei gerani in vaso.

Eccolo in vista il grosso gattaccio!

I due cacciatori si prepararono al salto e balzarono fuori dal cespuglio… solo che a mezz’ aria furon cos’ presi dal piacere del salto da scordarsi della preda, da scordarsi perfino di ricadere a terra.

Non ebbero altra scelta allora che mettersi a volare, a galleggiare come piume, e come piume esplorarono il cielo e certi venticelli allegri che di solito non bazzicano i giardini e le polveri sotto i cespugli… fino a che, a sera, il giardino e l’ erba verde e le ombre sempre più lunghe, non li rapirono di nuovo al cielo con promesse di frescure e delizie e riposo, così come prima il cielo e l’ azzurro li avevano rapiti alla terra con promesse di vento e di libertà. Si posarono sull’ erba, lenti e leggeri come lanugine di soffione. La bimba allora sbadigliò di nuovo, ma di stanchezza stavolta, non di noia. Corse subito a letto a dormire e il pirata le fece da guanciale. Entrambi fecero bellissimi sogni di caccia, sogni in cui anche i tigrossi volavano, e nessuno dei due ebbe da sbuffare, in sonno o in veglia, per un bel po’ di tempo a venire.

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